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venerdì 8 febbraio 2019

LA CURIOSITA': L'ALBUM SMOOTH DI DIZZY GILLESPIE

   Siamo nel 1984, Dizzy Gillespie ha già da qualche anno superato i sessant'anni (per la precisione ne ha 67). La sua carriera di jazzista è sempre stata assai eclettica e votata all'innovazione, sin dai tempi in cui s'inventò con la sua inconfondibile tromba piegata all'insù, il be-bop per poi abbracciare i ritmi latini provenienti da Cuba e Portorico.
    Due anni prima, nel 1982, quel genio della musica soul di nome Stevie Wonder lo chiama al suo cospetto per impreziosire la sua "Do I Do" con il suono scintillante della sua tromba, in un assolo inconfondibile. "Do I Do" faceva parte del doppio album di Wonder "Original Musiquarium I°", e divenne subito un hit mondiale, trasmesso da tutte le radio del pianeta.
   Forse proprio perché soddisfatto da quell'esperienza così magica, il buon Dizzy, due anni dopo decise di mettere insieme un gruppo di musicisti con cui registrare "Closer To The Source". In giro per gli states, registrando tra New York ai Bear Tracks, gli A&M Studios in California ed i Criteria Studio di Miami, Dizzy riunì attorno a sè un gruppo di musicisti validissimi e con esperienza. 
   Furono scelti sette brani in tutto, tra cover e composizioni originali. Tra i musicisti che l'accompagnarono in questa avventura decisamente più commerciale, scegliendo di suonare un jazz dai toni più leggeri, spiccano i nomi di: Sonny Fortune al sax, Marcus Miller al basso ed al synth, Buddy Williams alla batteria, Hiram Bullock alla chitarra elettrica, Kenny Kirkland alle tastiere, Mino Cinelu alle percussioni, Bradford Marsalis al sax tenore e l'armonica di Stevie Wonder, probabilmente chiamato a ricambiare il favore di due anni addietro.
   Inutile dirlo, i puristi del jazz avranno sicuramente storto il naso, quando fu pubblicato il disco ed ascoltate le tracce, che si discostavano anni luce dalle note 'bop e latin' a cui il buon Dizzy li aveva abituati. Sì, certo, sarà stata sicuramente una operazione commerciale, in un periodo in cui, negli anni '80, il jazz era in una fase di smarrimento stilistico. C'era stato il jazz/rock degli anni '60 e nel decennio seguente, i '70, diversi jazzisti abbracciarono e cavalcarono l'onda sonora del soul/jazz. Poi tutto diventò 'fusion' e quando le note si fecero più 'easy' nelle radio FM nacque lo 'smooth jazz'.
  "Closer To The Source" è un album che andrebbe riscoperto dai cultori del 'smooth jazz' perché è stilisticamente perfetto, di facile ascolto ma con qualcosa in più.
   Il brano di apertura, 'Could It Be You', quasi una ballad è composto da Marcus Miller. Si prosegue con 'It's Time For Love' firmato da Gamble & Huff, originariamente portata al successo da Teddy Perdergrass. Poi arriva inaspettata la cover di "Closer To The Source" scritta ed interpretata originariamente da Leroy Hutson, dove ritroviamo le note dell'armonica di Stevie Wonder. Evidentemente è il soul ad ispirare musicalmente Dizzy per completare la scaletta dell'album, tanto da inserire un successo di Gladys Knight & The Pips, "You're No.1 In My Book", inciso appena l'anno prima, il 1983. Così arriviamo a "Iced Tea", forse la meno convincente di tutte, un po' latineggiante, stile Helb Alpert. L'unico brano  cantato dell'album è "Just Before Down" scritta da David Foster, noto compositore e produttore californiano. La voce è quella di Angel Rogers, che però viene malamente sporcata da troppo synth nell'arrangiamento. L'ultima traccia di questa avventura porta la firma di Herbie Hancock ai tempi di 'Mr. Hands' uscito nel 1980: è la cover di "Textures". L'arrangiamento di Bradford Marsalis in qualche modo stravolge la noiosa esecuzione originale di Hancock, rendendola più lirica. Bisogna riascoltarla più di una volta, soprattutto per apprezzare i contrappunti pianistici di Kenny Kirkland.
    Quindi, un Dizzy Gillespie in versione 'smooth jazz', poco conosciuto e da riscoprire.



Dizzy Gillespie, Closer To The Source, Atlantic Records - 1984



consiglio alla lettura :


Dizzy Gillespie, To be or not to bop. L'autobiografia, 
minimum fax edizioni - 2009








a cura di : Gianfranco Ventrosini            

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