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giovedì 14 febbraio 2019

ALLA RICERCA DI NUOVI STANDARD _ capitolo 01 IL VIAGGIO SONORO DI HERBIE HANCOCK


   Il tastierista Herbie Hancock, con il suo "The New Standard", inciso nel 1995 ma pubblicato nel '96 dalla Verve Records, tentò un primo approccio nel ricercare nell'immenso album sonoro del '900, dei nuovi 'standard' da rileggere in chiave jazzistica. 
     Affinché uno standard diventi tale, dovrebbe lasciare una traccia nel tempo e nella mente delle persone. Il suo ascolto dovrebbe riprodursi più e più volte, ma non necessariamente uguale a se stesso. Il brano o la canzone diventa così noto a tutti. Lo ricordiamo immediatamente, anche se spesso non tutti ne conoscono l'origine. Nel caso delle scelte di Hancock, quest'ultimo intento, non sarà stato neanche lo scopo principale della realizzazione dell'intero lavoro di ricerca contenuto nell'album.
    Nelle undici tracce, di cui solo una è una composizione originale del tastierista ("Manhattan (Island of Lights and Love"), si naviga a vista tra brani noti e meno noti della storia del rock, del folk e dell'r'n'b.
    La differenza rispetto al passato è che prima il Jazz creava 'standard' esclusivamente attingendo ai classici songbooks dei grandi e famosi musical americani dei primi anni del '900. Quelli rappresentati a Broadway e firmati, per intenderci, dai vari Cole Porter, Harold Allen, Jimmy Van Heusen, Vernon Duke, Irvin Berlin, Jerome Kern, George e Ira Gershwin. La storia del Jazz deve molto a questi nomi e alle loro composizioni, ormai immortali.
    Tornando all'album di Hancock, la prima cosa che si nota è che ha scelto delle ballad (intendo le versioni originali) dai toni piuttosto pacati. Solo il brano di Prince "Thieves in the Temple" (incluso in Graffiti Bridge, 1990), parte come una ballad, per poi esplodere in un magma sonoro hard-funk. Andando scavando ancor di più nella storia dei vari brani, seppur meno famosi nel curricula dei vari artisti, hanno più o meno tutti scalato i piani alti delle rispettive classifiche di vendita. Il brano di Prince arrivò al numero 6 della classifica r'n'b in USA e 7 in UK. 
     Il brano di apertura, "New York Minute" scritto da Don Henley con Danny Kortchmar e Kay Winding (membri originari degli The Eagles) è del 1989, contenuto prima nel disco solistico di Henley 'The End of the Innocence' in una versione quasi totalmente strumentale, e ripresa in seguito dal loro gruppo con un testo più ricco. Arrivò solo al 48° posto della Billboard Hot 100. 
    Peter Gabriel (ex leader dei Genesis) è l'autore di "Mercy Street", contenuto nell'album 'So', uscito nel 1986. 
    "Norvegian Wood (This Bird Has Flown)" composta originariamente dal solo John Lennon ed in seguito accreditata anche a Paul McCartney, estrapolata da 'Rubber Soul', disco pubblicato dai Beatles nel 1965, è la più riconoscibile tra quelle reinterpretate da Hancock. 
    Con "When Can I See You", "You've Got It Bad Girl" e "Love Is Stronger Than Pride" il nostro, si tuffa a mani tese nei solchi più puri del soul e r'n'b classico e moderno. 
    Autore, cantante e produttore, Kenneth Brian Edmonds alias 'Babyface' di successi da alta classifica, nella sua carriera ne ha inanellati tanti, ben 26 numeri uno nella hit r'n'b USA. La sua "When Can I Say You" uscita nel 1994 come singolo dell'album 'For the Cool in You' scalò subito la vetta degli Hot 100 della classifica di Billboard. 
    'Talking Book' (1972) era il 15° album (conteneva l'hit 'Song the Key of Life') di uno Stevie Wonder ormai maturo e abituato ai gradini alti delle classifiche della black music. Hancock invece per la sua rilettura jazzistica sceglie "You've Got It Bad Girl". 
    Altra incusione nel soul, targata questa volta UK dalla voce soft della cantante di origini nigeriane Sade (Helen Folasade Adu). Siamo nel 1988, Londra è la nuova patria del soul targato UK, e Sade con 'Stronger Than Pride', suo terzo album in studio per la Epic records, conferma ancora una volta il suo valore come interprete. "Love Is Stronger Than Pride" ne è il singolo guida, suonato da tutte le radio del mondo. 
    Siamo quasi in dirittura d'arrivo e dal cappello a cilindro, come un mago Hancock ci propone la sua versione di "Scarborough Fair" che è sì una ballad della tradizione della musica folk inglese, ma non si può non tener presente l'nterpretazione fatta a suo tempo dal duo Simon & Garfunkel nel loro album del 1966 'Parsley, Sage, Rosemary and Thyme". Ma interpretato tra gli artri, negli anni, anche da Marianne Faithfull (1966), Sergio Mendes & Brasil '66 e Justin Hayward (membro dei Moody Blues) nell'89.  
    "All Apologies" è un vero atto d'amore che Kurt Cobain scrive per la moglie Coutney Love e la mamma Frances Bean Cobain. L'album che la contiene è 'In Utero', il terzo dei Nirvana uscito nel Settembre del 1993. Uscì come secondo singolo e diventò subito un successo della band, ricevendo ben due nomination ai Grammy Awards del 1995.
    L'ultima traccia sonora alla ricerca di nuovi standard Hancock la riserva agli Steely Dan di Donald Fagen e Walter Becker. "Your Gold Teeth II" proviene dalla fucina dell'album 'Katy Lied', che nel 1975 divenne Disco d'Oro. Il duo newyorchese con il suo background sonoro fatto di un sofisticate sonorità jazz, funky, r'nb e pop (due anni dopo nel '77 con l'album 'Aja' la loro classe si fece apprezzare in ogni dove), tra le personalità scelte per il disco sono quelle musicalmente più vicine alla storia professionale di Hancock. 
    Siamo alla fine di questa storia di jazz e non solo. Ho usato 'The New Standars' come pretesto per iniziare un mio  personale percorso alla ricerca di nuovi standard, senza alcuna pretesa musicologica. Volutamente, non essendo un musicista non ho fatto raffronti tecnici, compositivi ed esecutivi tra le versioni originali e quelli di Hancock. Non era il mio intento. Così come è irrisolvibile la questione se 'standard' e 'cover' siano simili. E se uno 'standard' debba per forza essere confinato nella sola sfera jazzistica. 
    Per approfondire la questione, consiglio la lettura di due libri che segnalo di seguito alla fine di questo primo capitolo sulla mia personale ricerca di nuovi standard.

Guida alla lettura :

Luca Bragalini, Storie poco standard. Le avventure di 12 grandi canzoni tra Broadway e jazz. - EDT 2013











Ted Gioia , Gli standard del jazz. Una guida al repertorio. - EDT/Siena Jazz 2015 











a cura di : Gianfranco Ventrosini


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