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lunedì 14 ottobre 2019

ALLA RICERCA DI NUOVI STANDARD _ capitolo 02 L'ANIMA JAZZ DI Mr. BOZ SCAGGS

   Prima nel 2003 con "BUT BEAUTIFUL" e poi con "SPEACK LOW" nel 2008, Boz Scaggs si è lanciato a capo fitto nel nutrito mare magnum del repertorio degli standard jazzistici e non solo. Forse un capriccio, o forse solo un modo per far sapere ai suoi sostenitori di un glorioso passato, che nelle sue corde di musicista e cantante c'è anche qualcosa di ancora più raffinato, allontanandosi mille miglia dal suo hit 'Lowdown', che per i tempi (1976) raffinato lo era per davvero, con quella miscela di pop, soul e jazz. 
  In "BUT BEAUTIFUL" la pianificazione nella scelta degli standard è forse un po' più prevedibile. La voce pacata di Scaggs si confronta con i classici del 'songbook' americano egregiamente supportato da arrangiamenti semplici con basso, batteria, piano e sax.
   Il disco si apre con What's New? nata originariamente come popular song ma poi adottata dall'orchestra di Bob Crosby. Never Let Me Go (1953) è tratta dalla colonna sonora del film Scarlet Hour. How Long Has This Been Goin Gone? degli intramontabili George & Ira Gershwin ritorna a farsi sentire in un contesto 'pop-rock' visto che già Van Morrison l'aveva inserita nel suo 'live' omonimo del 1995. Su Sophisticated Lady c'è poco da dire quando a scriverla c'è uno come Duke Ellington. But Beautiful altra movie song del 1947 cantata in seguito dal Sinatra e Bing Crosby. Con Bewitched, Bothered And Bewildered di Rodgers & Harts ci immergiamo nelle scene del musical Pal Joey della Broadway anni '40. 
   Rimaniamo sempre a Broadway con Easy Living. I Should Care è l'ennesima popular song semi-sconosciuta che risorge e diventa uno standard del jazz e non. Cantata da Sinatra nel '45, è stata poi ripresa negli da Dizzy Gillespie, Nat King Cole, Bill Evans e tantissimi altri famosi jazzisti. Ma anche da artisti più pop come Barry Manilow nel 1994 in Singin' With Big Bands e più recentemente da Ami Winehouse nell'album postumo At The BBC del 2012. 
   Ci avviamo verso la fine di questo primo viaggio, prima con You Don't Know What Love Is, altro brano cinematografico degli anni '40 più volte ripreso da vari musicisti tra cui citerei la versione strumentale di Miles Davis in Walkin' (1954) ed una un po' più particolare del cantautore e chitarrista inglese John Martyn nel suo album Glasgow Walker. E poi con For All We Know, altra popular song del 1934, anch'essa entrata nel repertorio di tanti, ma molto bella e intensa è la versione che hanno lasciato ai posteri Donny Hathaway e Roberta Flack.
   Invitation è il brano di apertura di "SPEAK LOW" ed ha una storia particolare, perchè quando fu inserita nel film di George Kukor A life of her own (1950) passò del tutto inosservata. Mentre due anni dopo, nel '52, comparve nella pellicola omonima dandone nuova luce e molti musicisti e cantanti la inserirono nel proprio repertorio. Tra questi il sax di John Coltrane e la tromba di Roy Hargrove che ci ha improvvisamente lasciato di recente. 
  She Was Too Good To Me è un classico di Broadway firmato Rodgers & Hart. Scritta dal pianista jazz Billy Taylor per la figlia, I Wish I Knew è del 1963. Speak Low porta la firma di Kurt Weill per il musical da lui scritto nel 1943. Ritroviamo Duke Ellington con Do Nothing Till You Hear From Me. Con I'll Remember Aprill, Scaggs si cimenta con uno dei più classici standard e forse insieme a Speak Low sono i brani più belli di questo lavoro. Save Your Love For Me è un blues scritto da Bud Johnson. Il cammino prosegue con Ballad Of The Sad Young Man scritta da Johnny Hartman. 
   Skylark (1941) porta la firma di Johnny Mercer con le musiche di Hoagy Carmichael, che si ispirò alle evoluzioni con la cornetta di Bix Beiderbecke. Anche Bob Dylan l'ha interpretata in un suo disco (Fallen Angel, 2016). 
  L'inserimento in scaletta di Senza Fine del nostro Gino Paoli, cantata da Scaggs in inglese, un po' sorprende, ma se poi pensiamo che l'ha interpretata anche Dean Martin, allora la cover del Boz ci piace ancor di più. E sulla stessa linea arriviamo ad un classico della musica brasiliana con Dindi di Jobim, uno dei capisaldi della bossa-nova. La fine del disco è segnata da un altro classico firmato da Johnny Mercer & Harold Arlen, This Tme The Dream Of Me
   Rispetto al precedente BUT BEAUTIFUL, SPEAK LOW è leggermente più orchestrale per l'inserimento degli archi, ma l'interpretazione di Boz Scaggs è sempre pulita ed intimista, rendendo i due lavori assai godibili.

di : Gianfranco Ventrosini 

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