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venerdì 29 novembre 2019

MARLENE SHAW, LA VOCE DELLA SOUL MUSIC CON UN'ANIMA JAZZ.

    Marlena Shaw (nata Marlina Burges a New Rochelle, New York) è una delle tante vocalist di talento del soul-jazz anni '70. Grazie allo zio Jimmy, trombettista jazz, nel 1952 a soli dieci anni, già si esibiva con un certo successo sul palco del mitico Apollo Theater di Harlem, durante le serate per dilettanti. Come lei stessa ha raccontato, pur timorosa e timida di esibirsi davanti ad un pubblico in genere distratto, cantava e suonava il piano accompagnando lo zio Jimmy, catturando totalmente l'attenzione degli ascoltatori in sala. Ma ci saranno voluti ben un decennio, dopo la scuola di musica imposta dalla madre, per rendersi conto che cantare sarebbe stato il suo futuro. 
    Poco più che ventenne, la si poteva già ascoltare nei jazz club in giro per New York. E' proprio grazie ad una di queste esibizioni serali che incontra i talent-scout della Columbia Records che le propongono un'audizione, che però non andò bene per la sua insicurezza. Sfumato il possibile ingaggio discografico, la Shaw continua ad esibirsi in giro, tanto che durante una serata a Chicago nel '66, nel Playboy Club locale, viene vista ed avvicinata dai manager della Chess Records per proporle un contratto discografico con la consociata Cadet Records. 
     La sua voce calda e suadente ben si adatta alla soul music di quegli anni in cui il sound Motown proveniente da Detroit condizionava discograficamente un po' tutti. 
     Gli anni in Cadet Records le fruttarono il suo primo e più duraturo successo discografico, grazie alla cover di "California Soul" scritto in precedenza per i 5th Dimension dalla coppia di autori di successi, Ashford & Simpson. Ancor oggi, la sua versione di "California Soul", così potente musicalmente, si può ascoltare non solo nelle radio indipendenti soul-jazz oriented in giro per il mondo, soprattutto in Inghilterra dove c'è stata una riscoperta negli anni del lavoro discografico della Shaw, ma anche perchè quel brano ben si è adattato nell'essere utilizzato in spot pubblicitari e talvolta campionato dai rappers. 
    Ma il suo stile vocale non è ancora ben definito, viaggiando tra un soul stile Motown ed un mainstream piuttosto sdolcinato. Probabilmente la giovane Marlene sente che forse il jazz è più vicino alla sua vocalità, e quindi nel '72 si accasa per tre anni alla Blue Note Records che proprio in quegli anni, affrancata dal be-bop e dal cool-jazz, inizia ad aprirsi discograficamente al soul-jazz. 
    Ma la buona stella del successo non brilla ancora del tutto e sulla sua strada ritrova la Columbia Records. In questi tre anni l'album SWEET BEGINNERS, il primo di questo triennio, è anche quello che più la rappresenta musicalmente al meglio delle sue possibilità vocali. La Shaw si confronta con la black-music nelle sue più varie declinazioni.
    L'album si apre con Pictures And Memories, originariamente affidata al quartetto vocale dei The Controllers, in puro philly-sound. A seguire troviamo due ballad come Yu-Ma composta dalla stessa Shaw e la cover di Go A Little Boy, dell'inossidabile coppia di autori, Carol King & Gerry Goffin. Precedentemente interpretata tra gli altri da Johnny Mathis e Nancy Wilson. Con The Writing's On The War il sound svolta verso ritmi a metà strada tra il funk ed il rock grazie all'estro compositivo di un certo Domenic Troiano. Quel Domenico Michele Antonio Troiano, italiano di nascita (Modugno in provincia di Bari), poi cresciuto in Canada, che prima di diventare famoso come autore di punta della disco-dance, come chitarrista aveva militato in gruppi rock come i Mandala, The James Gang e i più famosi The Guess WhoStrana la scelta di Walk Softly, una ballad dai toni molto più country che soul, estratta dal repertorio di un altro boss della disco anni '70 come Van McCoy, compositore ed arrangiatore, passato alla storia nel 1975 con il suo hit internazionale "The Hustle". Lo stile dance-floor attira nella rete un po' tutti, anche autori di un certo calibro come Leon Ware che in Motown ha scritto per Michael Jackson e soprattutto per Marvin Gaye. Di Ware la Shaw adotta Sweet Beginnings, il brano che da il titolo all'album. Look At Me. Look At You (We're Flyng), un brano arrangiato in chiave soul-jazz è tra i momenti più belli dell'intero album.
In stile soul anni '70 è invece l'altra composizione scritta dalla Shaw, No Deposit, No Return. Si prosegue con Jonnhy un'intensa love-ballad che precede l'atto finale, scritto questa volta da un'altra coppia di autori, Creed&Bell, che riportano la nostra brava Marlene Shaw verso il philly-sound con I Think I'll Tell Him. Di questo brano, se si ha voglia, andate a cercarvi la versione originale interpretata da Etta James arrangiata per orchestra jazz e con un bel assolo di sax. 
   Da qui in poi, la carriera della Shaw è proseguita tra alti e bassi, con buoni risultati commerciali nel periodo più strettamente legato al periodo dance. E nonostante abbia superato di molto i settant'anni è ancora in giro a cantare.  

di : Gianfranco Ventrosini
    









     

martedì 5 novembre 2019

HUMMINGBIRD, OVVERO L'ANIMA SOUL DEL ROCK MADE IN ENGLAND

   Perlustrando nei sotterranei del rock britannico, dove le contaminazioni sonore con il soul, il funk ed il blues sono sempre state di casa, talvolta si scoprono rarità che sono arrivate all'orecchio di pochi eletti appassionati. In tal senso, gli anni '70 sono stati per la musica in generale quelli più interessanti per quanto riguarda la nascita di band o solisti che, anche se rimasti ai margini del vero successo commerciale, ci hanno regalato delle piccole chicche sonore di gran qualità. Gli 'Hummingbird' di Bobby Tench ne sono un valido esempio.
  Robert 'Bobby' Tench, sin dalla nascita del suo primo gruppo, i 'The Gass', nel '65, si è fatto notare in particolar modo per la sua voce grintosa ma al tempo stesso capace anche di toni più lievi. Predestinata per il miglior rock-blues suonato e cantato, girando per locali nel west-end londinese: il Rasputin's, il The Speackeasy o il The Flamingo Club. Ma Tench è stato anche per molti anni un richiestissimo sideman come chitarrista, compositore ed arrangiatore.
    Dal '74, anno del loro debutto discografico con la A&M Records fino al '77 quando poi il gruppo si è sciolto, Tench e soci, in parte fuoriusciti dal secondo Jeff Beck Group, ci hanno lasciato solo tre dischi con il loro sound che partendo da un elegante rock-blues di matrice tipicamente inglese, si è fatto contaminare dal soul, dal jazz e dal funk proveniente dagli USA. Ma solo il terzo album, confermando una certa maturità stilistica, è veramente di buon livello, godibile e molto più orientato al soul. 
   Già dal primo album il loro sound si perdeva in arrangiamenti più elettro-rock, facendo da base a canzoni piuttosto spente e melense, così pure la loro seconda uscita discografica.
    'DIAMOND NIGHTS' il loro terzo album, è di questo che stiamo parlando, è veramente un piccolo gioiello sonoro. 
    Il lato A si apre con un aspro funk dal titolo: God My "Led Boots" On. Subito dopo l'aria si fa più serena con la ballad Spirit. Il giro di accordi funky della chitarra ed i fiati messi ben in evidenza c'introducono Cryin For Love. Bellissima love-ballad soul-jazz è She Is My Lady, il brano migliore di tutto l'album. Si prosegue con la cover di uno dei cavalli di battaglia degli Earth, Wind & Fire scritta da Skip Scarborough, quella You Can't Hide Love che in tanti hanno interpretato in seguito, e qui forse sporcata un po' troppo dal synt di Max Middleton, tastierista che si è prestato per Jeff Beck, The Bee Gees, Peter Frampton e Chris Rea, tra gli altri, nonchè anche autore di ben tre brani di quest'album.
    Il lato B si apre con uno strumentale, Anaconda, dalle sonorità molto simili al primo jazz-rock/fusion. Madatcha, col tempo in levare un po' reggae ed un po' funky è uno dei due brani scritti da Roger Chapman, la voce leader dei Family, altra band inglese che ha cavalcato per un decennio tra i '60 e i '70 su sonorità rock, jazz-fusion e progressive. Torniamo ad un soul più marcato con Losing You (Ain't No Doubt About You), ma subito dopo Spread Your Wings ci riporta al philly-sound, e l'autore è ancora Chapman. 'DIAMOND NIGHTS' si conclude con lo strumentale Anna's Song dove il synt di Middleton la fa da padrone.
  Tra le curiosità di 'DIAMOND NIGHTS' acenniamo alla presenza in formazione del batterista di colore Bernard Purdie, che in questo album ha curato anche quasi tutti gli arrangiamenti degli archi e dei fiati, session man richiestissimo e che ha fatto parte anche degli Ubiquity di Roy Ayers. Altra curiosità è la presenza di Clive Chaman al basso, avvistato anche nel Jeff Beck Group e nei Brian Auger's Oblivion Express. Ed infine citiamo la presenza alle percussioni del brasiliano Airto Moreira la cui carriera si è spesso intrecciata con quella della moglie e cantante Flora Purim, sia in ambiti fusion che puramente brasiliani. Ultima chicca di questo album, poi non confermata nei solchi del disco, è che in un primo momento in sala d'incisione ci fosse anche lo stesso Jeff Beck a dare una mano a Tench e amici, poi repentinamente ritiratosi per proseguire i suoi progetti del momento.

di : Gianfranvco Ventrosini