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mercoledì 4 novembre 2020

IL FLAUTO NERVOSO E DISINIBITO DI JEREMY STEIG

  Il flauto traverso è sicuramente uno degli strumenti che in qualche modo hanno caratterizzato il suono del soul-jazz che si è prodotto discograficamente per tutti gli anni '70.
Lo stile di Jeremy Steig, rispetto al collega Hubert Laws fatto di fraseggi più morbidi, è sicuramente più nervoso e disibito. 
  
Steig, nato nella iperattiva New York, prima di arrivare all'appuntamento discografico di FIREFLY voluto dal patron della CTI Records, Creed Taylor, ha già un buon numero di incisioni in cui ha sperimentato un po' tutte le declinazioni sonore del jazz moderno. Ma alla fine il suo flauto approda nel grande porto della fusion meno commerciale. Il jazz con Steig si fonde soprattuto col funk più nerboruto. 
    La produzione di Taylor per la sua CTI non poteva che addolcire e raffinare lo stile di Steig adottando arrangiamenti meno vigorosi ma più eleganti affidati all'esperienza di David Matthews, con il sapiente abbinamento di interventi vocali affidati alla voce di Goonie Coppola. In FIREFLY sono in molti a dare un sostanzioso contributo come sideman, tra i tanti troviamo Ray Mantilla alle congas, Steve Gadd alla batteria, Eric Gale e John Scofield che si alternano alla chitarra elettrica insieme ad Hiram Bullok. Richard Tee da una mano alle tastiere, mentre nella sezione fiati spiccano i nomi di Lew Soloff che per alcuni anni è stato membro effettivo dei Blood, Sweat and Tears. Mentre Jon Faddis il suo praticantato come trombettista jazz lo ha fatto prima nell'orchestra di Lionel Hampton e poi in quella di Tad Jones/Mel Lewis o affiancando Charles Mingus nei suoi gruppi. Diventando poi un richiestissimo sessionman, tanto da inciampare nell'incisione del famosissimo brano dei Players Association Disco Inferno, pubblicato nel 1977.
                                                               
   Firefly
è anche il titolo del brano che apre il disco è già nei primi minuti di ascolto s'intuisce che saranno ben dodici minuti di musica per niente scontata, in cui il flauto di Steig ed il vocalismo della Coppola si inseguono a vicenda, con i fiati in sottofondo che fanno da contrappunto. A chiudere subito dopo il lato A del disco ci pensa una bella versione di Living Inside Your Love, scritta a quattro mani dal duo Dave Grusin/Earl Klugh, in seguito ripresa con un arrangiamento un po' più arioso da George Benson.
   Il lato B si apre con Everything Is Coming To The Light caratterizzato da un continuo rincorrersi tra voce e flauto. Si prosegue con Hop Scotch con ben sette minuti di continui virtuosismi in cui il soul/funk lascia spazio ad un arrangiamento in stile hard-bop. Sweet Hour Prayer riprende un traditional e come suggerisce il titolo stesso, i toni si placano. Dobbiamo aspettare il brano di chiusura di FIREFLY per apprezzare la vena compositiva di Steig con Grasshopper. Arrangiamento ritmico latineggiante, contrappunti soul/r'n'b ad opera della sezione fiati e la ritmica incalzante delle chitarre di Bullock e Gale sono il giusto mix per un finale di un disco che regala good vibrations dall'inizio alla fine.

di : Gianfranco Ventrosini