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martedì 19 marzo 2019

CTI RECORDS: 10 ANNI DI SOUL JAZZ E NON SOLO.

 In tempi di musica liquida, ovvero di fruizione della musica attraverso le varie piattaforme di streaming, si è totalmente persa l'abitudine al voler sapere chi c'è dietro a quelle note sonore che si stanno ascoltando. La mancanza di stimolo alla curiosità ha fatto sì che chi ascolta, identifichi superficialmente il brano ascoltato unicamente con l'esecutore indicato sullo schermo del proprio device.
  Il 'vinile' ed il suo packaging, che in questi ultimi anni sembra avere un nuovo boom di vendite, per il suo grande formato con tutte le informazioni contenute sul retro di copertina e sulla busta interna, consentiva proprio questo, ovvero non ignorare chi c'era dietro ad ogni esecuzione. Durante tutta la durata del disco, l'orecchio era attento all'ascolto e gli occhi si perdevano nella miriade d'informazioni: titolo del brano, i testi, chi li aveva scritti, i vari musicisti presenti, chi aveva contribuito agli arrangiamenti, gli studi di registrazione dove si erano svolte le session, la data di registrazione, il produttore esecutivo e l'etichetta discografica che aveva messo sotto contratto il singolo artista o l'intero gruppo di musicisti.
   Tutti questi contributi storiografici sono essenziali per comprendere l'evoluzione  di un 'non genere' come la 'smooth music' e più nello specifico lo 'smooth jazz'.
   Nel grande pentolone dello 'smooth jazz' ci sono anni e anni di generi musicali che si sono fusi assieme generando sempre qualcosa di innovativo e leggendario: rock-jazz, fusion, jazz-rock, soul-jazz, jazz-funk, latin-jazz. O spesso qualcuno, discogarfico o produttore, che sognando ad occhi aperti, ha lasciato un segno per chi fosse venuto dopo: vedi ad esempio la nascita dell'acid-jazz. Una delle etichette discografiche statunitensi che con il suo produttore esecutivo, nonchè fondatore, ha aperto la strada anche ad altri, è stata la CTI Records di Creed Taylor, nata nel 1967. 

   CTI Records: musica con stile.
   Creed Taylor che ha iniziato la sua avventura nel mondo del jazz da giovane trombettista, è stato tra i produttori discografici statunitensi e non, uno dei più lungimiranti. Con la CTI Records, Taylor creò non solo un'etichetta discografica, ma anche un vero e proprio stile di proporre musica jazz con incursioni in altri generi come la 'bossa nova', che aveva già iniziato a sviluppare nei primi anni '50 in Bethlehem Records dove già si notava il suo talento come produttore. Nel 1956 passò alla ABC/Paramount. Qui, quattro anni dopo mise in piedi quella che lui stesso definì 'The New Wave In Jazz', ovvero l'Impulse Records che si caratterizzò da subito come l'etichetta discografica di John Coltrane. Gli ormai leggendari album gate-fold con la loro veste grafica visivamente riconoscibile su ogni scaffale già dal suo dorso, divenne un vero marchio di fabbrica, mai eguagliato da nessun'altra etichetta discografica. 
  Taylor in Impulse rimase solo un anno, poi seguì il suo istinto ed accettò l'offerta della Verve Records dove incominciò con le contaminazioni tra jazz e il nuovo sound proveniente dal Brasile: la 'bossa nova'. Se A. C. Jobim negli Stati Uniti divenne una star con la sua Desafinado, una buona parte del merito è proprio di Taylor che con la pubblicazione di un album come THE GIRL FROM IPANEMA inciso da Jobim insieme al sassofonista Stan Getz, diede inizio ad un vero e fortunatissimo connubio sonoro che molti jazzisti fecero loro. La dritta, Taylor la ebbe dal chitarrista Charlie Byrd che ritornò da una tourneè in Brasile con varie canzoni che aveva ascoltato in giro tra cui proprio Desafinado. Di lì a poco, Jobim arrivò a New York ed iniziò la lunga e fortunata carriera discografica con le sue composizioni diventate negli anni a seguire degli 'standard' mondiali. 
  Siamo alla fine degli anni '60 e Taylor iniziava a sentire l'esigenza di qualcosa di veramente suo. Nel 1967, lasciata la Verve Records, approda alla A&M Records di proprietà del trombettista Help Albert e del suo socio Jerry Moss. La A&M Records era un'etichetta generalista che produceva dal pop al soul, dal rock al folk, e questo diede l'idea di creare una divisione più specialistica dove Taylor fece confluire tutte le sue nuove idee produttive.     Nacque così nel 1969 la CTI (Creed Taylor Inc.) che dopo solo un anno sotto l'ombrello della A&M Records, Taylor rese totalmente indipendente dando vita alla sua CTI Records che per tutti gli anni '70, macinò successi uno dietro l'altro. 
   Ma questo si era già capito due anni prima quando ancora in A&M Records, l'amico Jobim registrò l'album WAVE con l'allora consociata CTI, anche se ad onor del vero il primo capitolo di questa storia lo si deve al chitarrista Wes Montgomery con l'album A DAY IN THE LIFE nel 1967 in cui per la prima volta il sound tipicamente jazzistico creato dalla chitarra di Montgomery e dei suoi compagni d'ìncisione (Herbie Hancock al piano, Ron Carter al basso, Grady Tate alla batteria e Ray Barreto alle percussioni) si fondeva ad una orchestra d'archi e fiati. 
  La CTI Records nelle intenzioni di Taylor divenne qualcosa di più che una semplice etichetta discografica. Doveva dare un nuovo stile a tutto il processo produttivo, partendo dal modo di arrangiare i brani composti da i vari jazzisti per arrivare a creare un'immagine di copertina del disco che desse delle suggestioni che si legassero alle sonorità che uscivano dai solchi dei vari dischi. Nacque un jazz meno 'improvvisato', se vogliamo più scritto e non allungato dagli assolo dei vari musicisti (tipiche del be-bop, ormai entrato in un cono d'ombra creativo) e che spesso rileggeva con un arrangiamento più sofisticato in chiave jazzistica brani provenienti dall'ambito 'pop'. Fu così che ebbe inizio l'era del 'soul jazz' o, come qualche critico a suo tempo defìnì, 'il jazz col vestito elegante'. 
   Gli arrangiamenti orchestrali, sofisticati ed eleganti, che si potevano ascoltare nei dischi di quel periodo incisi da George Benson, Ron Carter, Eumir Deodato, Astrud Gilberto, Freddy Hubbard, Antonio Carlos Jobim, Bob James, Hubert Laws, Walter Waderley e Stanley Turrentine andavano di pari passo alle suggestioni fotografiche create ad hoc dal fotografo ingaggiato per il concept delle copertine: Pete Turner. 
   Questo felice connubio di immagini e sonorità sofisticate faceva vendere dischi e diede popolarità a jazzisti che altrimenti avrebbero vivacchiato in giro a suonare per locali senza troppi soldi in tasca. Dal 1967 al 1977, per la CTI Records furono dieci anni pieni di lustro, con successi discografici uno dietro l'altro, tanto che anche la critica specializzata iniziava a parlarne in modo positivo. PRELUDIO di Eumir Deodato vendette talmente tanto, che schizzò letteralmente al 3° posto nella classifica di Billboard degli album più venduti negli Stati Uniti nel 1973. Sempre Deodato con il suo famosissimo brano Also Sprac Zarathustra (2001) raggiunse il 2° posto nei Billboard Hot 100 negli Stati Uniti ed il 7° nel Regno Unito. Ad inanellare successi contribuirono anche il tastierista ed arrangiatore Bob James con Feel Like Making Love e Westchester Lady (James poi dopo poco lasciò la CTI Records per fondare la sua etichetta Tappan Zee Records). 
   Nel 1971 al marchio CTI Records, Taylor iniziò ad affiancare il marchio Kudu Records dove fece confluire l'anima più 'soul' dei suoi musicisti, con un successo 'disco' su tutti, ovvero quella What a Difference a Day Made cantata da Esther Phillips. Ed in seguito la Salvation Records con solo 10 album in catalogo, la Greenestreet e la Three Brothers che ebbero anch'esse vita breve. 
   Nel 1973, proprio subito dopo il successo dell'album di Deodato, la CTI Records viene nominata dalla rivista Billboard come la migliore etichetta discografica di jazz. Il segreto di questo riconoscimento probabilmente stava nell'intuizione da parte di Taylor di aver creato un team di collaboratori che lavoravano sulla realizzazione di tutti gli album che di volta in volta venivano prodotti. Fondamentali erano gli arrangiamenti di Don Sebesky all'inizio, poi affiancato da Bob James e David Matthews. Registrare quasi tutti gli album utilizzando l'esperienza di Rudy Van Gelder e dei suoi studi di registrazione in New Jersey: i Van Gelder Studios a Englewood Cliffs, fu un'ottima scelta. Come l'avvalersi di musicisti che non fossero dei semplici session men, e come poteva essere altrimenti se i nomi erano quelli di: Ron Carter, Eric Gale, Herbie Hancock, Bob James, Richard Tee, Billy Cobham, Jack De Johnette, Steve Gadd, Idris Muhammad e Harvey Mason. 
  Ma nonostante i successi discografici, i conti economici non tornavano e la troppa indipendenza distributiva si ritorse contro, e Taylor fu costretto a dichiarare fallimento nel 1977, e la CTI Records divenne preda facile prima per la Warner Bros. (ma fortunatamente arrivò il successo di BREEZIN' di George Benson con This Masquerade) e poi della Columbia Records, per finire definitivamente nelle mani della Sony Music, ancora oggi. Finita un'era, dietro l'angolo c'è qualcun'altro che sta per iniziare un nuovo capitolo sonoro.



a cura di : Gianfranco Ventrosini 

   







  
  

venerdì 8 marzo 2019

QUANDO L'ANIMA LATIN INCONTRA QUELLA BLACK: LE BUONE VIBRAZIONI DI CARLOS SANTANA E GLI ISLEY BROTHERS.

  La storia della musica è fatta spesso d'incontri fortunati, e quando due anime vere della musica s'incontrano e si sintonizzano sulla stessa frequenza, non potevano non creare un prodigio sonoro come POWER OF PEACE. 
  Pubblicato nel 2017, POWER OF PEACE è un disco potente e delicato al tempo stesso. La voce in falsetto di Ronald Isley ed il suono della chitarra di Carlos Santana sono subito riconoscibili e ben si amalgamo tra loro regalando all'udito solo buone vibrazioni. 
  C'è da dire che i due avevano già fatto le prove generali nel precedente disco di Santana (Santana IV del 2016, con la reunion della storica band), dove Ronald Isley impreziosisce con la sua voce ben due brani (Love Makes The Word Go Round e Freedom In Your Mind). Quindi era nell'aria che il buon Carlos riuscisse a realizzare il suo sogno, ovvero quello di fare un disco con i fratelli Isley al completo: Ronald alla voce ed Ernie a contrappuntare gli arrangiamenti con la sua chitarra ritmica. 
  Un lavoro discografico costruito tutto in famiglia, perchè insieme ai tre capi banda, ci sono la moglie di Carlos, Cindy Blackman alla batteria e le due rispettive signore Isley ai cori: Kandy Johnson (moglie di Ron) e Tracy Isley (moglie di Ernie).
  E' sostanzialmente un disco di cover, tranne I Remember scritta da Cindy. L'apertura è corposa con tre brani dalle sonorità forti: Are You Ready dei Chamber Brothers, Total Destruction To Your Mind di Swamp Dogg e Higher Ground di Stevie Wonder. Gli animi si placano con la bellisima interpretazione di un classico di Billie Holiday, God Bless The Child. I Remenber, come dicevamo è l'unico brano inedito, quasi unplugged, dove si fa notare la voce di Cindy e l'accompagnamento al piano di Greg Phillinganes. Curtis Mayfield è l'autore di Gypsy Woman e il falsetto di Ronald non fa certo rimpiangere quello dell'autore. Con I Just Want To Make Love To You di Willie Dixon siamo nella sfera del rock-blues puro. Su onde sonore similari, viaggia la versione di Love, Peace, Happiness dove ritroviamo i fratelli Chambers come autori. 
   Gli animi finalmente si placano ed è la voce di Ronald ad accompagnarci in questo viaggio di suoni delicati pieni di soul, e non potrebbe essere diversamente con What The World Needs Now Is Love Sweet Love, una delle più belle canzoni scritte da Burt Bacharach e subito dopo con una versione di Mercy Mercy Me (The Ecology) in cui Ronald Isley si trova proprio a suo agio insieme ai contrappunti della chitarra di Carlos Santana, un marchio di fabbrica universale. 
   Siamo quasi arrivati alla fine di questo viaggio ricco di note musicali, e ritroviamo ancora una ballad Let The Rain Fall On Me scritta dalla coppia Aaron Bell e Houston Person e che a suo tempo fu interpretata da Leon Thomas. Il disco si chiude, e non poteva essere diversamente, con una preghiera in chiave gospel: tale potrebbe essere Let There Be Peace On Earth scritta dalla coppia (anche nella vita) Sy Miller e Jill Jackson, dove tutti musicisti che hanno contribuito alla buona riuscita di POWER OF PEACE si fanno sentire con un loro contributo sonoro in un finale corale pieno di pathos. 

The Isley Brothers & Carlos Santana - 'Power of Peace', Legacy/Sony Music - 2017 

a cura di : Gianfranco Ventrosini